L’ennesima sentenza della Corte costituzionale in tema di fine-vita appena pubblicata, la n. 66 del 2025, è un grande contributo di chiarezza a un dibattito pubblico spesso condotto per condurre surrettiziamente verso la «cultura dello scarto» (Papa Francesco)”, così in una nota il network di oltre cento associazioni “Ditelo sui tetti”. “In primo luogo, -spiegano le associazioni- si ribadisce come la Corte non abbia mai voluto l’obbligo del sistema sanitario di procurare la morte, ma abbia solo introdotto una eccezionale «area di non punibilità» dell’aiuto al suicidio che sia stato condotto volontariamente da singoli esercenti le professioni sanitarie (cfr. par. 5, 6.3, 7 della sentenza)”. “Inoltre, dopo aver precisato, come ha affermato il CNB, che i Trattamenti di Sostegno Vitale non possono coincidere con qualsiasi trattamento sanitario (cfr. par. 6.1) come sta gravemente avvenendo nelle regioni italiane, la Corte ha ribadito che, metodologicamente, non si può sovrapporre la libertà individuale anche di compiere drammatici gesti estremi con il dovere dello Stato, che rimane quello di proteggere la vita fragile (cfr. par. 7)”. “Infatti, secondo la Consulta, il primario dovere dello Stato – evidenzia Domenico Menorello coordinatore del network – è di favorire la solidarietà interpersonale e l’assistenza continuativa, anche dei caregiver, nonché di superare l’indegno stato delle cure palliative (par. 7.1-72.), per le quali negli ultimi tre anni grazie al lavoro delle associazioni, vi sono stati finalmente seri interventi del legislatore e del governo”. “Infine, degno di nota – concludono le associazioni “sui tetti” – sono i passaggi della nuova sentenza, che mettono in guardia dal favorire, con leggi o strumentalizzando i servizi della Repubblica, derive sociali e culturali contro i più fragili (par. 7.2), apparendo ancora una volta chiaro come l’unico ruolo degli organi pubblici possa essere quello di «un disinteressato accertamento della sussistenza dei requisiti” (par. 7.1) per la suddetta «area di non punibilità», non già di una prestazione diretta che invertirebbe tragicamente il significato di «prendersi cura» per cui esiste, ai sensi degli artt. 2, 3 e 32 della Costituzione, il SSN”. “Ci aspettiamo dunque – chiosa il network – che da queste chiare parole della Corte costituzionale si alzi finalmente un fronte amplissimo e trasversale per un radicale salto di qualità nei servizi h24 a tutela della vita dei più deboli!, abbandonando la compulsiva richiesta di introdurre per legge la «cultura dello scarto».
