BARI: CONTRO L’EUTANASIA PER NON RINUNCIARE AD AMARE. DIRITTO E DOVERE DI VITA.

di: Santa Fizzarotti Selvaggi

Quanto qui riportato sono solo alcune mie modeste riflessioni in seguito ad un incontro dal tema “ Contro l’eutanasia per non rinunciare ad amare. Diritto e dovere di vita “, che ha avuto luogo nella Chiesa di San Ferdinando a Bari organizzato dall’AMCI, dal CIF provinciale, dall ‘Associazione Crocerossine d’Italia Onlus- Sezione di Bari, Fondazione Citizen Go Italia, in collaborazione con “Ditelo sui tetti“.

Dagli illustri relatori , quali il PM Dott. Michele Ruggiero, che ha magistralmente esposto lo stato dell’arte in ambito legislativo, e il Prof. Filippo Maria Boscia, Presidente Nazionale dei Medici Cattolici, che ha esposto in modo appassionato e puntuale da vari punti di vista scientifico e bioetico la tematica relativa alla difficile “vexata quaestio” dell’Eutanasia , molte cose ho imparato. L’incontro è stato moderato con grande acutezza da Mons.Lino Larocca, Presidente del Tribunale Ecclesiastico Pugliese e di Albania.
Il fine vita e l’irrapresentabilita’ della morte.

Non esprimo giudizi in merito: anzi li sospendo come di solito radicalmente . Ognuno di noi è diverso e scrutare profondamente dentro il nostro cuore non è possibile se non alla Misericordia divina: ma possiamo tentare di comprendere le ragioni del nostro pensare e agire.

Un grande medico ha affermato che “ La vita è l’insieme delle funzioni che resistono alla morte. “(M. F. Xavier Bichat). Mi permetto di aggiungere che “Quando siamo sull’orlo di un abisso e la notte è buia, il saggio cavaliere abbandona le redini e si arrende all’istinto del cavallo”. (A. Palacio Valdés). Vale a dire ci si arrende alla natura delle cose.

Invero in tutta questa congerie di situazioni un amico mi ha scritto: ”Prevalga sempre l’amore per la vita: a volte, quando tutto sembra perduto, si aprono orizzonti ariosi e luminosi. Si insista dunque a fare in modo che nessuno che non sia Dio ponga fine alla nostra esistenza.”

Nell’essere umano vi sono istinti sui quali si basano tutti gli altri impulsi umani, secondo S. Freud sono la pulsione di vita (Eros), il bisogno di creare e ottenere piacere, e la pulsione di morte (Thanatos), la destrudo , fonte di energia distruttiva e negativa alla base dell’aggressività.

Nella Teogonia di Esiodo leggiamo che Eros è “il Dio bambino che scioglie le membra “colui che aggrega le forme del mondo mentre Thanatos le disgrega: ma riflettendo è proprio Thanatos il motore della vita , quel motore che fa sì che per resistere a questa forza distruttiva l’essere umano ami la Conoscenza, crei Arte e Scienza, creda nell’Amore. Eros, per alcuni miti, figlio della Notte e del Vento, è possibilità generativa: è emozione e desiderio, inquietudine e mistero… Ma in tal senso Eros non abita più nel nostro mondo reale in cui tutto sembra scoperto e rivelato: mercificato. E oggi l’Amore sembra aver cambiato dimora.
Invero però dobbiamo riconoscenza a sorella Morte perché senza questa consapevolezza saremmo ancora tra gli alberi della foresta a ciondolare nel nulla.

Secondo Konrad Lorenz l’istinto deve poter essere veicolato in qualche attività e secondo Nietzsche il grido di Dioniso, il Dio sempre mascherato e irriconoscibile che dilania le carni, deve trasformarsi nel canto di Apollo.

Ed è proprio quando questo grido non trova la dimensione della sublimazione che Thanatos sopraggiunge crudele tant’è che in questa realtà caratterizzata dall’eccesso di egoismo narcisistico e dalla vacuità dell’apparire il suicidio è una realtà molto frequente. Si negano la malattia, il dolore, la sofferenza in nome della qualità della vita, della cosiddetta dignità umana… Spesso odo dire che bisogna salvaguardare “ la dignità umana nel morire” , per cui in nome della “ dignità” si tenta di legalizzare la morte assistita: vale a dire il “suicido” che diviene “ omicidio “ legalizzato se trattasi di “suicidio assistito” anche impunito… Complici dell’atto estremo Medico e Paziente. Medici che tradiscono in pieno il Giuramento di Ippocrate perdendo in questo modo proprio la loro “ Identità medica “. Così è scritto ancor oggi nel Giuramento “Sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un’ iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l’aborto”.  A me sembra molto chiaro: e a voi? Il Prof. Filippo Maria Boscia non a caso insiste che “per il sollievo occorre che da parte dei medici e degli operatori sanitari tutti si sia capaci di donare ” un di più di cura” perché tutti quanti noi abbiamo diritto ad un tempo supplementare che va oltre e vuole andare oltre la partita della nostra vita”.

Ora , al di là di ogni Giuramento e del Codice penale, se non ricordo male nelle Sacre Scritture il V comandamento è perentorio: NON UCCIDERE.

Nulla ci appartiene, tutto è dato in prestito, ho letto tante volte, ma aggiungo che tutto è un dono : la vita è un dono e come tale va salvaguardata e rispettata come è sempre stato per tutti i popoli e le civiltà. Il prof. Filippo Maria Boscia afferma che “la libertà va purificata dai suoi derivati e dalle diverse ideologiche correnti di pensiero. La libertà senza limiti, secondo Albert Camus, è il contrario della libertà “. Freud ha affermato che: ”L’Io non è padrone in casa propria” intendendo dire che l’Io è sottoposto alle forti pressioni di due istanze: l’Es e il Super IO. Siamo vissuti dell’Es , apprendiamo dai Maestri di Psicoanalisi, siamo vissuti dal linguaggio, leggiamo in Heidegger, Lacan e Vattimo… A noi tocca illuminare gli angoli più oscuri che dimorano dentro di noi con i quali comunque intratteniamo legami e avere il coraggio di incontrare noi stessi, la nostra complessa e ambivalente natura il Caino che è in noi e che mentre uccide Abele sopprime se stesso. Come sta accadendo in Ucraina e in varie parti dimenticate del mondo: annientando i popoli e i loro codici, si perdono pezzi della nostra storia di uomini.
Sicuramente lo stile di vita e il sistema ancora tetragrono greco (giovani, belli, sani e forti ) che dominano la società consumistica e mediatica non lasciano molto spazio alla pulsione di vita. A Sparta c’era il Monte Taigeto per coloro che non erano utili al sistema economico del tempo, a Roma la rupe Tarpeia: ora c’è l’iniezione letale, il pulsante mortale da usare nel momento della disperazione, della “solitudine fondamentale“ (D.W. Winnicott), quando nessuno ci prende per mano. Non siamo molto cambiati da quei tempi, sono però cambiati gli strumenti di morte. Il paziente allettato in condizioni estreme costa al Sistema tutto, costa tanto ai familiari per non dire poi che essendo il cuore umano più oscuro del fondo di un lago urge usare prudenza.

Accompagnare sollevando dalle sofferenze, cure palliative, confortare, sostenere gli ammalati con nelle mani la chiave della speranza che apre le porte di un possibile futuro migliore credo che sia un dovere etico inalienabile. La Medicina e le varie ricerche scoprono soluzioni per quelle malattie che al momento non sono curabili. E allora? Perché chiudere le porte a Madonna Speranza?

Il principio di piacere oggi sembra sia centrale mentre in realtà il tutto è dominio di Thanatos che sempre più, venendo a mancare i valori forti, annienta l’Amore verso l’Altro, la Natura, la Terra. Enea prese in carico suo padre sulle sue spalle nel momento più crudele in cui tutto sembrava perduto. E invece ora il delirio di onnipotenza narcisista, la paura della morte, il bisogno di potere dell’uomo sull’Uomo lasciano spazio anche al “suicidio assistito” con il quale si tenta di governare l’ingovernabile… Per evitare costi, sofferenze per il paziente e la famiglia? Mi viene in mente che Cristo, però, non scese dalla Croce: fuor di metafora accettò ogni spina e ferita .

Signori e Signore, la morte è irrapresentabile: lo si vuol comprendere o no? Sembra che appartenga solo agli altri e invece ogni giorno moriamo tutti sin dal nostro primo respiro.

Non si sa dare un significato alla morte, un mistero che ci lascia sgomenti e impauriti con l’inevitabile terrore della disgregazione del Sé. Ma solo Eros, l’Amore può salvarci dalla forza distruttiva di Thanatos. L’antidoto alla paura e alla sofferenza è l’Amore nella sua dimensione Agapica che si nutre di Eros e ridona a Thanatos il ruolo evolutivo che gli è proprio. Quell’Agape che grida a gran voce: NON UCCIDERE!