ZOLA: SUICIDIO ASSISTITO, UNO ZUNAMI CHE CI PARLA DI MORTE

Intervento dell’avvocato Peppino Zola al convegno: Il “suicidio assistito” e il suicidio dell’occidente. Milano 14 maggio 2022.


Perché abbiamo voluto questo momento?

Forti di una visione positiva della vita e Certi che ci attende un destino buono, noi vogliamo testimoniare questo in vari modi ed in varie circostanze.

La circostanza di oggi ci pone di fronte ad un vero e proprio tzunami culturale, uno tzunami che ci parla soprattutto di morte (“una cultura della morte”), a partire dall’aborto (che vorrebbero addirittura far assurgere a “diritto”) fino all’eutanasia , peggio ancora, al “suicidio assistito”, tanto per usare le crude parole della realtà.

Ecco, noi non vogliamo rassegnarci che questa cultura diventi il pensiero unico di un’intera generazione, aanzi di più generazioni. Quanto meno, non ci rassegniamo a che tale cultura (con le sue conseguenze legislative) passi nell’indifferenza e nel silenzio.

E quindi desideriamo proclamare il nostro SI alla positività a cui siamo stati educati ed il nostro NO  alla deriva a cui ho appena accennato, con le ragioni  che permangono solidamente ancorate al cuore sincero di ogni essere umano, ragioni che sono evidentemente a favore della vita.

Non vogliamo nascondere i problemi che esistono: vogliamo affrontarli con la ragione e le ragioni che attengono alla realtà vera e non ai preconcetti ideologici che rendono per lo più istintivo e sentimentale l’approccio alle problematiche antropologiche: preconcetti che nascono dal non riconoscere i dati reali che riguardano l’uomo e la donna.

E’ chiaro, e non lo vogliamo nascondere, che l’esperienza della fede cristiana aggiunge ulteriori forti ragioni, diciamo così ontologiche, ai motivi che ci spingono a difendere comunque la vita. Ma pensiamo che la difesa della vita riguardi ogni uomo in quanto tale, qualunque sia la sua posizione personale, filosofica o religiosa.

Con molta lealtà e ragionevolezza, vogliamo dire decisamente No, senza se e senza ma, ad una legge che è già stata approvata, a larga maggioranza, dalla Camera dei Deputati e che ora è approdata al Senato, dove i numeri sono molto più incerti e dove, quindi, il risultato finale potrebbe anche essere ribaltato. Vogliamo, ripeto, testimoniare, anche in questo frangente, il nostro Si’ alla vita ed il nostro NO ad una legge che, con parole edulcorate, vuole proclamare, in sostanza il diritto al suicidio, secondo una concezione individualistica ed autoreferenziale della vita, che contraddice l’intera storia umana. Abbiamo già organizzato, qualche mese fa, un altro convegno per illustrare nei dettagli il contenuto di tale iniziativa legislativa, a cui fa riferimento un utilissimo libro di Alfredo Mantovano (Eutanasia le ragioni del NO), che si trova anche qui oggi. Vorrei solo accennare ad alcune parole essenziali usate nel testo proposto al Senato per dire semplicemente che non vi è nulle di “dignitoso” in un suicidio, anche se provocato con i guanti bianchi, e che vi è molto poco di “consapevole”e di “volontario” nei momenti della massima fragilità di un essere umano. Una società veramente civile non dovrebbe proporre a chi è disperato nella sua fragilità, uno strumento di morte, medicalmente e giudiziariamente assistito. Una società umanamente decente dovrebbe offrire, questo sì, strumenti di condivisione e di sostegno al bisogno. Un conto, in un contesto solidaristico, è dire NO all’accanimento terapeutico, un conto è volere disegnare una procedura che, al di là della facciata buonista, costituisce una vera e propria violenza. E costituisce anche, tristemente, un modo per liberarsi (anche economicamente) di un problema anziché condividerlo, come duemila anni di storia ci hanno insegnato a fare. L’ipocrisia di questa legge non ha vergogna di proclamare anche una menzognera assurdità, quando, al termine dell’articolo 5, scrive che “il decesso a seguito di morte volontaria medicalmente assistita è equiparato al decesso per cause naturali a tutti gli effetti di legge”.

Noi vogliamo dare il nostro contributo laico  e ragionevole, in un momento in cui è molto difficile dialogare (dovremo fare un altro convegno per capire il perché di questa difficoltà), in cui la cultura della morte si innesta in un contesto generale storico nel quale ogni evidenza, anche quella più naturale come quella della vita, viene messa in discussione: per questo abbiamo intitolato questo momento “Il suicidio assistito e il suicidio dell’Occidente”. E’ soprattutto in Occidente, infatti, dove queste evidenze vengono messe in discussione, provocando una crisi che investe in particolare noi europei, che. Come ci ha insegnato Mons. Massimo Camisasca in questo periodo, abbiamo perso l’anima del nostro stare insieme. Avendo perso l’anima, gli europei e tutto l’occidente vivono in una perenne contraddizione: per due anni ci hanno investito con le parole “salute” e “vita” ed ora con la parola “pace”, considerate come essenziali alla convivenza umana, ma nello stesso tempo invadono in modo ossessivo la maggior parte dei Paesi con leggi che parlano di morte.

Quattro sono gli organizzatori di questo momento, Alleanza Cattolica, Esserci, Associazione NONNI2.0 e  Associazione Sintesi politica, il cui coordinatore Francesco Migliarese è qui con noi. Ma non siamo soli, perché anche tutti noi aderiamo ad una vasta rete di associazioni cattoliche che si ritrovano sotto il titolo (evangelico9 di “Ditelo sui Tetti”, che tra breve vi verrà illustrata dal coordinatore on. Domenico Menorello.

Ringraziamo molto sentitamente, i relatori che, anche con molti sacrifici, hanno accettato di partecipare a questo momento, per aiutarci ad approfondire le “ragioni” a cui ho appena fatto riferimento. Il prof. Giancarlo Cesana sulla questione di fondo antropologica, Mons. Luca Bressan che risponderà alla impegnativa domanda “E’ questione di vita e di morte?”, l’on. Antonio Palmieri, che è stato protagonista nel dibattito alla Camera dei Deputati; alcuni senatori che hanno risposto alle nostre domande e la senatrice Paola Binetti sul tema delle cure palliative. Come scritto concluderà i lavori l’amico Marco Invenizzi.