CONSULTAZIONE LEGGE REGIONALE SULLA FAMIGLIA
14 ottobre 2025
Intervento di Luisa Capitanio Santolini, Network “Ditelo Sui Tetti”
“Questa Legge per la famiglia della Regione Lazio è molto importate per una serie di regioni che rapidamente cercherò di illstrare.
La prima è il richiamo alla Costituzione nell’Art.1, cosa che non è scantata visto il tentativo di cancellare la famiglia dall’orizzonte culturale e sociale in atto. Infatti non si può parlare di famiglia se prima non viene identificato chiaramente tale soggetto. La Costituzione Italiana nell’art. 29, non dà luogo a fraintendimenti: la famiglia è riconosciuta “come società naturale fondata sul matrimonio”, un soggetto, cioè, che stringe con la società, con la collettività un vero e proprio patto, assumendosi responsabilità esplicite di natura pubblica, sociale, e costruendo così un legame caratterizzato da diritti e doveri. Questa è la famiglia che deve essere considerata destinataria delle attenzioni e delle scelte propriamente di “politica familiare” locale e nazionale. In altre parole la famiglia non è un dato culturale che cambia con le mode, ma è una realtà “scritta nel cuore dell’uomo”, presente in tutte le società di ogni tempo, una realtà che, nei confronti della società, ha dei debiti da onorare e dei crediti da riscuotere. La validità di questa Legge consiste nella volontà di non lasciare soli coloro che, oggi, corrono la grande avventura della famiglia, della paternità e della maternità, che rischiano diversamente di essere lasciati soli a decidere del loro futuro, in un salto senza rete né protezioni.
Una seconda ragione è la sottolineatura della parola sussidiarietà verticale e orizzontale, anch’essa non scontata. La famiglia non può essere lasciata da sola a fronteggiare queste sfide e chiede di essere sostenuta tanto sul piano del costume quanto su quello delle politiche sociali.Le politiche familiari devono, in ogni occasione e ad ogni livello, essere applicate in chiave sussidiaria e non assistenziale.. La solidarietà è fine dell’azione politica ma non può mai essere disgiunta dalla sussidiarietà, altrimenti si rischia di fare puro assistenzialismo che mantiene povero chi è povero e non lo promuove sul piano sociale e culturale. In altre parole, le politiche familiari, sia a livello nazionale, che a livello locale (regionale e comunale) devono mettere la famiglia in condizione di svolgere appieno i suoi compiti che sono unici, isostituibili, originali e non vicariabili. Questo presuppone la declinazione della sussidiartietà a tutti i livelli cioè il sostegno delle Regioni nei confronti dei i Comuni e dei Comuni nei confronti della famiglia in una catena virtuosa che metta la famiglia come obiettivo finale. La solidarietà senza la sussidiarietà produce disastri, mentre declinate insieme permettono di raggiungere quel bene comune che è l’obiettivo finale.
Infine, per quanto riguarda l’Art.1, si riassumono i compiti ed i ruoli della famiglia. Anche questo aspetto va sottolineato in modo positivo, perché esiste la diffusa tendenza (da parte di Governi, amministrazioni, scuole, Enti locali) di sostituirsi alla famiglia, pensando che non sia in grado di svolgere al meglio quelli che sono i suoi compiti (, come tutti coloro che si rifanno in qualche modo a F. Hegel, ritengono, con lui, che “tutto ciò che l’uomo è lo deve allo Stato, (perché) solo in esso ha la sua essenza”.
. La famiglia è un capitale sociale perchè accoglie la vita, forma l’uomo, garantisce il ricambio generazionale, è luogo dove si sperimentano in prima istanza la gratuità, il dono reciproco, l’importanza di amare ed essere amati. E’ risorsa perché eroga servizi alla persona, è un autentico soggetto economico, è “un’azienda” che produce capitale umano, educa i figli, trasmette cultura e i valori che formano l’uomo e fa da ammortizzatore sociale in tempo di crisi economica. Averlo affermato è una scelta positiva.
Nell’Art.2 si parla di famiglia e non di singoli soggetti. Anche questo è un aspetto da sottolineare positivamente perché le politiche familiari non possono essere declinate in chiave individualistica, bensì devono sempre considerare la famiglia in quanto tale, tenendo conto dei carichi familiari. Troppo spesso si erogano servizi ai singoli soggetti della famiglia (donne, anziani, giovani disabili) presi singolarmente, instaurando una sorta di guerra tra poveri), mentre è solo guardando la famiglia nel suo insieme che si può instaurare aiuti concreti e risparmi per la pubblica amministrazione.
Un’autentica politica familiare non può che essere sostenuta e promossa da una corretta politica sociale che riconosca l’insostituibile funzione di mediazione svolta dalla famiglia, oggi frequentemente considerata solo come una somma di bisogni, per ognuno dei quali attuare singoli ed autonomi interventi di sostegno: la politica familiare non deve risultare la sommatoria di una pluralità – il più delle volte non coordinata – di politiche sociali rivolte agli individui, ma il risultato di una visione globale che parli di famiglia e disabili, famiglie e anziani, famiglie e giovami e così via. Proprio perché intende valorizzare la relazione-famiglia (ossia: la famiglia come relazione intersoggettiva che ha un significato che precede e va oltre i semplici individui come corpi-menti), questa linea distingue le politiche familiari da quelle sociali più generali (di lotta alla povertà, contro il disagio e l’esclusione sociale, ecc.).
Particolarmente importante l’Art.4. In esso di parla di “interventi, indirizzi, fasce di reddito, modalità, utilizzo risorse, criteri”, in altre parole si parla di come mettere a terra la legge, cioè renderla applicabile attraverso i decreti attuativi che la renderanno operativa. Per far decollare una vera politica per la famiglia occorre seguire alcuni criteri fondamentali.
Le parole-chiave sono qui:
- benessere familiare come bene relazionale (in quanto concetto comprendente, multidimensionale e relazionale fra sessi e fra generazioni);
- soggettività economica (lavoro familiare, unità tributaria e patrimoniale, ecc.) della famiglia;
- soggettività associativa di reti organizzate e informali, primarie e secondarie, di privato sociale;
- comunità educante per la formazione della fiducia e dell’impegno verso i valori.
Le politiche familiari devono essere, almeno come tendenza, universali, sussidiarie, diverse dalla lotta alla povertà, distintive e promozionali. In questa Legge questi criteri sono presenti e ciò fa supporre che potrà essere una Legge esemplare per altre Regioni che volessero seguirla.
Riconoscere il nascituro nel novero dei figli quando si tratta di considerare l’entità del nucleo familiare, gettare le basi per evitare l’aborto di tipo economico, pensare ad un accompagnamento della giovane coppia prima e dopo una gravidanza, così come prevedere contributi ai Comuni che mettano in essere politiche tariffarie e di servizi alla famiglia, la previsione di un Tavolo di confronto che possa avvalersi della presenza di soggetti disparati e competenti, sono altrettanti passaggi importanti da sottolineare e che mettono la Regione Lazio alla guida delle tante Regioni che ancora sono in cammino in questa direzione.
L’Italia vanta una grande tradizione dal punto di vista della considerazione riservata alla famiglia, che resta al vertice delle aspettative dei giovani e delle preoccupazioni degli adulti, come risulta da tutte le indagini che hanno preso in esame questo aspetto della vita sociale. Nonostante i rapidi e radicali cambiamenti che hanno inciso profondamente sulla famiglia italiana negli ultimi trent’anni, essa resta il punto di riferimento e la principale risorsa per la vita e per il benessere del Paese e non possiamo che ringraziare l’Assessore Baldassarre e tutta la Giunta regionale per questo importante passo nei confronti delle famiglie italiane.”

